Da "L'EQUAZIONE"
CAPITOLO 6
Torino
Università di Torino
Secondo giorno di pioggia
Ore 5.00
I ricercatori esaminavano i dati di pioggia e di portata dei corsi d’acqua, provenienti dalle stazioni di rilevamento installate sul territorio ed elaborati dal sistema Idro2 che, mediante un computer di ultima generazione, individuava automaticamente la difesa del territorio, movimentando paratoie sui corsi d’acqua, gestendo l’apertura delle dighe e lo scarico di parte delle portate dei fiumi nelle aree selezionate per le inondazioni controllate. Il meccanismo era tarato in modo da consentire lo smaltimento delle piene in modo controllato e monitorato in remoto dal computer. La quantità eccezionale di pioggia stava tuttavia mettendo in seria crisi la rete di fiumi e canali, che era ormai vicina al collasso. Il Po e tutti i suoi affluenti continuavano a ingrossarsi a vista d’occhio, riappropriandosi degli antichi alvei e questo comportava danni enormi: edifici sradicati, ponti crollati, strade portate via dalle piene e dalle frane.
Una delle ricercatrici dell’Università di Torino che avevano collaborato con il CNR era Simona De Carli. Il suo telefono era squillato alle tre di notte e si era precipitata a lavoro per analizzare con i suoi colleghi il funzionamento del nuovo sistema di difesa Idro2. Non riusciva a rimuovere dalla sua testa la voce preoccupata del collega che l’aveva svegliata in piena notte perché il sistema aveva dato cenni di malfunzionamento. Simona aveva baciato dolcemente il suo ragazzo che era restato a letto ed era uscita velocemente.
Simona aveva notato che la schermata di controllo di Idro2 a tratti spariva. Dopo vani tentativi di mettersi in contatto con il servizio informatico, decise di chiamare la Prefettura: “Salve, chiamo dal servizio di coordinamento dati dell’Università di Torino. Ho dei problemi con la schermata di controllo di Idro2”.
“Purtroppo, il problema non riguarda soltanto lei. Il servizio informatico del Csi sta lavorando per individuare il problema. Sono certo che il sistema tornerà a funzionare perfettamente entro pochi minuti” disse il suo interlocutore, interrompendo la comunicazione.
All’improvviso sentì due mani bloccarle le spalle, altre due che le coprivano gli occhi. Il suo respiro si fece più affannoso e il cuore iniziò a batterle forte. Si divincolò.
“Ehi, Simona! Siamo noi!” disse un ragazzo sui ventitre anni, biondo e con la carnagione chiarissima.
“Ma sei matto?” rispose quasi urlando Simona, “mi hai fatta spaventare! E poi ti sembra questo il momento di fare scherzi idioti?”, urlò ancora, alzandosi dalla sedia e correndo verso il bagno.
Simona si guardò allo specchio, il cuore non smetteva di battere all’impazzata. La porta dell’anti-bagno si aprì lentamente.
“Scusami Simo, non volevo.”
“Scusami tu per la mia reazione, è un momento difficile. C’è poco da scherzare. E poi sai bene che mi fa star male non riuscire a muovermi. È una sensazione che odio”, disse soffocando le lacrime.
“Scusami ancora”, disse il ragazzo biondo allontanandosi.
Simona restò ancora qualche attimo a guardarsi allo specchio. La sua mente tornò a un passato che non avrebbe voluto ricordare: da allora non era più stata la stessa.
Torino
Università di Torino
Secondo giorno di pioggia
Ore 5.00
I ricercatori esaminavano i dati di pioggia e di portata dei corsi d’acqua, provenienti dalle stazioni di rilevamento installate sul territorio ed elaborati dal sistema Idro2 che, mediante un computer di ultima generazione, individuava automaticamente la difesa del territorio, movimentando paratoie sui corsi d’acqua, gestendo l’apertura delle dighe e lo scarico di parte delle portate dei fiumi nelle aree selezionate per le inondazioni controllate. Il meccanismo era tarato in modo da consentire lo smaltimento delle piene in modo controllato e monitorato in remoto dal computer. La quantità eccezionale di pioggia stava tuttavia mettendo in seria crisi la rete di fiumi e canali, che era ormai vicina al collasso. Il Po e tutti i suoi affluenti continuavano a ingrossarsi a vista d’occhio, riappropriandosi degli antichi alvei e questo comportava danni enormi: edifici sradicati, ponti crollati, strade portate via dalle piene e dalle frane.
Una delle ricercatrici dell’Università di Torino che avevano collaborato con il CNR era Simona De Carli. Il suo telefono era squillato alle tre di notte e si era precipitata a lavoro per analizzare con i suoi colleghi il funzionamento del nuovo sistema di difesa Idro2. Non riusciva a rimuovere dalla sua testa la voce preoccupata del collega che l’aveva svegliata in piena notte perché il sistema aveva dato cenni di malfunzionamento. Simona aveva baciato dolcemente il suo ragazzo che era restato a letto ed era uscita velocemente.
Simona aveva notato che la schermata di controllo di Idro2 a tratti spariva. Dopo vani tentativi di mettersi in contatto con il servizio informatico, decise di chiamare la Prefettura: “Salve, chiamo dal servizio di coordinamento dati dell’Università di Torino. Ho dei problemi con la schermata di controllo di Idro2”.
“Purtroppo, il problema non riguarda soltanto lei. Il servizio informatico del Csi sta lavorando per individuare il problema. Sono certo che il sistema tornerà a funzionare perfettamente entro pochi minuti” disse il suo interlocutore, interrompendo la comunicazione.
All’improvviso sentì due mani bloccarle le spalle, altre due che le coprivano gli occhi. Il suo respiro si fece più affannoso e il cuore iniziò a batterle forte. Si divincolò.
“Ehi, Simona! Siamo noi!” disse un ragazzo sui ventitre anni, biondo e con la carnagione chiarissima.
“Ma sei matto?” rispose quasi urlando Simona, “mi hai fatta spaventare! E poi ti sembra questo il momento di fare scherzi idioti?”, urlò ancora, alzandosi dalla sedia e correndo verso il bagno.
Simona si guardò allo specchio, il cuore non smetteva di battere all’impazzata. La porta dell’anti-bagno si aprì lentamente.
“Scusami Simo, non volevo.”
“Scusami tu per la mia reazione, è un momento difficile. C’è poco da scherzare. E poi sai bene che mi fa star male non riuscire a muovermi. È una sensazione che odio”, disse soffocando le lacrime.
“Scusami ancora”, disse il ragazzo biondo allontanandosi.
Simona restò ancora qualche attimo a guardarsi allo specchio. La sua mente tornò a un passato che non avrebbe voluto ricordare: da allora non era più stata la stessa.